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Il presente saggio monografico vuole costituire un tentativo di delineare, all'interno delle autonome e pur tuttavia connesse prospettive filosofiche di Dilthey e Simmel, la portata epistemologica e filosofica, non necessariamente scettica o neppure scetticheggiante, della concezione relativistica aperta drammaticamente dalla teorizzata coscienza storica della finitudine di ogni fenomeno: storico, sociale, politico, culturale, ivi comprese scienza e filosofia, all'indomani della inesorabile dissoluzione di ogni forma di assolutismo, idealistico o scientistico che fosse. Cogliere e misurare la funzione liberatoria di questa particolare forma di relativismo, euristico come è stato lucidamente definito, allorquando esso dava luogo a una radicalizzazione dell'istanza soggettivistica kantiana, individuando in essa la più autentica condizione di possibilità del moto di universalizzazione dell'individuale, è stato il cardine intorno a cui ruota il nostro tentativo.